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La nostra sede


LA NOSTRA SEDE

Palazzo Castiglioni 

Nel 1900 l'imprenditore Ermenigildo Castiglioni decise di farsi costruire un palazzo in corso Venezia: nelle sue intenzioni l'edificio doveva differenziarsi da tutti gli altri, ed è per questo che incaricò del compito l'architetto Giuseppe Sommaruga, noto per diverse interessanti soluzioni.

Questo atteggiamento del committente, quasi da nobile del seicento volenteroso di manifestare la propria grandezza, si ritrova nel palazzo (particolarmente imponente se paragonato al liberty italiano) e nella olontà di realizzare un eidficio di uno stile piuttosto nuovo per l'Italia (il liberty appunto)  in un contesto tra i più "nobili" della città, quasi in un atteggiamento di sfida ai benpensanti e conservatori concittadini.

L'edificio fu realizzato a tre piani, con due facciate, una principale sulla strada e una secondaria sul giardino, più gli annessi staccati dal corpo principale e costituenti le scuderie e la rimessa. Questo plazzo ha un basamento con bugnato grezzo che riprende le forme naturali della roccia; le altre decorazioni sono una ripresa dello stucco in stile settecentesco.

 Palazzo Bovara

Palazzo Bovara, opera del ticinese Francesco Soave, occupa un posto non secondario nella storia del neoclassico lombardo. La facciata ha un fronte di tre piani, con portale ad arco, fiancheggiato da colonne doriche scanalate, reggente un balcone a balaustri; finestre di piantereno e cornice retta da triglifi e menadri nel fregio.

Nel periodo della Cisalpina Repubblica Cisalpina 1797-1799; poi Repubblica Italiana 1799-1805; infine Regno Italico dal 1805 al 1814 n.d.r) la casa opsitò l'ambasciata di Francia; era di propietà del conte Giovanni Bovara, professore nell'Ateneo pavese e Ministo dei Culti nel Regno Italico.

Nell'edificio abitò Sthendal, al secolo Henry Beyle, sottotenente del 6° Dragoni (Armata Napoleonica), nell'anno 1800. Giacomo Bescapé nel volume "I palazzi della vecchia Milano" ne offre una testimonianza: "Lo Stendhal capitò a Palazzo Bovara tenentino diciassettenne dell'armata napoleonica, nel 1800 e si entusiasmò tando della città che non ebbe pace finché non ritornò, per breve tempo nel 1811, e poi definitivamente nel 1813".